ST-3502
Il Sacrificio di Isacco. Acquaforte del 1640-42. Misura della parte incisa cm 29,2 x 23,9. Per l’incisione si conoscono due studi preparatori, uno conservato ad Haarlem (Teylers Museum inv. D29, Cropper, 72), ed un secondo, in controparte come il precedente, a Brema (Kunsthalle, Kupferstichkabinett, inv. 1959/32; Cropper, 71a). Come fa notare Elisabeth Cropper, l'incontrollata morsura vicino ai bordi della lastra, soprattutto vicino al bordo inferiore, gli spazi bianchi verticali che rompono i tratti incisi in orizzontale vicino l'angelo con il montone, e i graffi inchiostrati accidentalmente, appaiono in tutte le impressioni di questa stampa. Contrariamente allo studio accurato nei riguardi dell'invenzione, Testa non sembra essersi invece preoccupato di pulire e lucidare il rame. La svasatura nelle ombre scure intorno all'inguine di Isacco e nella testa dell'angelo con il montone suggerisce che il supporto non era abbastanza rigido per sostenere una morsura con molte linee lavorate accostate e vicine. Bella impressione, ricca di toni. Esemplare rifilato al margine dell'illustrazione, stampato su carta vergata priva di filigrana. Stato unico. Incisa da Pietro Testa detto il Lucchesino (Lucca, 1612 – Roma, 1650) è stato un pittore e incisore italiano. Giunse giovane a Roma, probabilmente prima del 1630, ed iniziò a frequentare la bottega del Domenichino, poi per breve tempo quella di Pietro da Cortona. Incoraggiato da Cassiano dal Pozzo, realizzò per lui una serie di disegni delle più importanti antichità di Roma. Questa frequentazione di ambienti cosiddetti antiquari e la conoscenza approfondita dei monumenti romani determinarono una cospicua parte della sua opera. I suoi primi dipinti e le contemporanee incisioni risultano influenzati da Pietro da Cortona. Uno dei più importanti lavori di Pietro Testa è la Strage degli innocenti, ora alla Galleria Spada di Roma ed eseguito tra il 1635 ed il 1637: il soggetto è trattato su un registro fantastico e al tempo stesso drammatico. Nella stessa Galleria si conserva il Sacrificio di Ifigenia (1640-1642), dipinto derivato dal Testa da un'incisione da lui stesso realizzata. Pietro Testa morì tragicamente a Roma nel 1650 per annegamento nel Tevere; si trattò probabilmente di suicidio, spiegabile con molte ragioni: incomprensione dei critici e dei committenti, decorazione interrotta nell'abside della Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, distruzione degli affreschi da lui dipinti tra il 1642 ed il 1644 nella cappella di San Lamberto in Santa Maria dell'Anima, sostituiti più tardi da altri di Jan Miel.
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